Litfiba (1a parte)

Benvenuti di nuovo su Red Ropes, quest’oggi parliamo di un gruppo storico fiorentino, i Litfiba.

Considerando che la storia dei Litfiba attraversa 40 anni, come avrete visto dal titolo, l’articolo sarà diviso in due parti.

Qui sopra trovate una interessante intervista al primo batterista e co-fondatore del gruppo, Francesco Calamai, rimasto con la band dal 1980, anno della formazione del gruppo, fino al 1983.

Perché interessante? Descrive bene l’ambiente fiorentino e il rapporto con i primi membri della band, e del perché poi si troverà costretto a lasciare la band.

Litfiba – Il nome

La genesi del nome proviene dall’indirizzo telex della storica sala prove utilizzata dalla band agli esordi. Ne parla lo storico chitarrista dei Litfiba, Federico “Ghigo” Renzulli. Un’idea che io ho sempre trovato molto originale.

Conoscevo bene l’apparecchio e il sistema Iricon per comporne l’indirizzo: fra i tanti lavori della mia vita, ho fatto anche l’operatore telex. “L“= sigla fissa di chiamata del sistema Iricon; “IT“= Italia; “FI“= Firenze; “BA“= Bardi (Via dei Bardi, sede della mitica cantina dei Litfiba in via dei Bardi 32).

(Ghigo Renzulli)
Litfiba

Il nucleo originario del gruppo, è composto da cinque elementi: Federico “Ghigo” Renzulli alla chitarra e alla voce, Sandro Dotta alla chitarra, Gianni Maroccolo al basso, Antonio Aiazzi alle tastiere e appunto Francesco Calamai alla batteria.

Poco dopo Sandro Dotta abbandona la band e il gruppo ingaggia Piero Pelù alla voce.

I Litfiba nel 1983. Da sinistra: Ghigo Renzulli, Renzo Franchi (che sostituirà Calamai) , Antonio Aiazzi, Piero Pelù e Gianni Maroccolo.

I primi Litfiba si presentano con un mix di punk, dark e new wave. Qui sotto potete apprezzarne un assaggio con la presentazione di Yassassin, del 1984.

Nel video trovate anche Ringo De Palma, il terzo batterista della band.

La trilogia del potere

Ma è nel 1985 che arriva il primo vero album della band, Desaparecido, che da anche inizio alle serie di concept album scritti dalla band.

La prima serie è appunto quella della “trilogia del potere“, definita così perché andrà a toccare temi legati ai totalitarismi, al rifiuto della violenza e l’antimilitarismo.

I testi, scritti per intero da Pelù, si avvalangono spesso dell’uso della metafora. Il tutto accompagnato da influenze new wave ben mescolate a melodie mediterranee, caratteristica fortemente ricercata dalla band.

Da sottolineare in particolare, Desaparecido, Eroi nel Vento ed Istanbul.

L’anno successivo (1986) esce il secondo album, 17 Re.

L’album presenta un’evoluzione evidente della band, e soprattutto sottolinea il grande lavoro da parte di Maroccolo. Fu lui infatti, insieme a Francesco Magnelli, a curare tutti gli arrangiamenti delle canzoni.

Chiude la “trilogia del potere”, nel 1988, Litfiba 3.

In esso sono contenuti, la famosa Tex, Santiago e Paname. Il disco è fortemente politico, tra i temi toccati dal disco ci sono la pena di morte, il genocidio, la dittatura e la religione.

Dal punto di vista musicale si riscontrano influenze blues e psichedeliche, musica latina e hard rock. Addirittura il brano Cuore di Vetro viene considerato il primo pezzo grunge italiano.

La scissione

Nel 1989, dopo la pubblicazione dell’album live Pirata, il gruppo subisce una scissione in seguito a divergenze artistiche tra i membri della band e organizzative con il manager. Abbandonano la band Maroccolo, Aiazzi e De Palma.

Il gruppo diventa ufficialmente un duo: Renzulli e Pelù. Che si appoggeranno a collaboratori esterni: Aiazzi rimane alle tastiere, Roberto Terzani al basso, Daniele Trambusti alla batteria e Candelo Cabezas alle percussioni.

Termina qui la prima parte del racconto, soprattutto perché da qui in poi la storia dei Litfiba cambia e di molto. Sia a livello musicale che a livello di vita del gruppo stesso. Spero di avervi incuriosito e che ci rivedremo qui di nuovo per la seconda parte.

Ciao!